Sapere quanto vale il nostro lavoro non è semplice. Se siamo parte di una organizzazione, il valore è collettivo e diventa più facile distinguerlo da noi stessi, se siamo liberi professionisti, piccole aziende, separare il valore di ciò che facciamo dalla nostra persona diventa complicato.
L’estate scorsa ho tenuto un corso proprio su questo, il titolo era “Lavorare meglio per faticare meno” ed è stato un bell’intervento. Oggi ci ripensavo e ho messo insieme cinque spunti, quale vi calza di più? Magari nessuno, ma è probabile che vi riconosciate in uno dei cinque, vediamo.
uno
In molti frangenti, dobbiamo superare un senso di inadeguatezza atavico, perché mai qualcuno dovrebbe prendermi seriamente e pagarmi lautamente. Abbiamo una idea, non fondata e che agisce soprattutto nei momenti di pressione, l’idea che dietro alla maschera non c’è niente di valore. Quando questa convinzione arcaica prende la scena ci svalorizziamo, e se al nostro valore non crediamo noi figuriamoci gli altri. Una variante di questo è, nella mia famiglia nessuno crede che quello che faccio sia una attività vera, un lavoro normale. Uno, il primo spunto è tosto, torna al fondo della tua autenticità professionale e togli le incrostazioni, siamo partiti col botto.
due
A volte dobbiamo superare una specie di paradosso, che viene spesso esplicitato così: il mio lavoro mi piace, mi appassiona, per me è una gioia poterlo fare. Perciò perché dovrebbero pagarmi, per fare la cosa che amo. È paradossale, perché ci porta nel campo amatoriale, sembriamo hobbisti quando siamo professionisti fatti e finiti. Due, il secondo spunto è tieni diviso ciò che non è collegato.
tre
La mia soddisfazione è avere clienti soddisfatti, non voglio essere venale. Giusto, e comunque avere clienti soddisfatti di solito paga, almeno nel medio periodo. Il problema è che se costi poco vali poco, perché che ci piaccia o no, in ambito professionale il valore si esprime in euro, c’è poco da fare. Tre, venale è una cosa diversa dal darsi valore.
quattro
Vivo bene con poco, non ho bisogno di più soldi, sto bene così, non vedo perché dovrei farmi pagare di più, e via andare. Ok, ognuno faccia le proprie scelte di vita, anche economica. Però se vivi bene con poco fatti pagare il giusto e lavora meno tempo, invece che svilire la tua professionalità ed il risultato che questa produce. Quattro, poi non ti lamentare di pagare troppe tasse, di non avere soldi per investire, per prendere un dipendente quando ce n’è bisogno…
cinque
Non sono capace di negoziare. In realtà questa affermazione spesso ne copre un’altra, considero negoziare sbagliato, svilente, una cosa da bottegai, pescivendole e vu’ cumprà (con tutto il rispetto per…). E invece saper negoziare è una capacità professionale importante, soprattutto se si basa su un ascolto reale dell’interlocutore e sulla ricerca di una soluzione soddisfacente per entrambi. Cinque, win win non è solo uno slogan di moda.
Sono spunti per lavorarci su, da soli o aiutati da un esperto, perché il nostro valore sia riconosciuto. Innanzitutto da noi stessi e poi anche dagli altri e dal mercato. Ah dimenticavo, il valore deve esserci realmente, altrimenti non c’è spunto che tenga 😊
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