In una vita di lavoro, quanta gente incontriamo. E più si sale di responsabilità più ci si allontana dal singolo e si vedono più che altro gruppi, o masse.
Mi ricordo un imprenditore, un tipo anche abbastanza freddo, i numeri erano la sua passione. Parlavo con lui nel suo ufficio, alle mie spalle bussano alla porta. Un ragazzo entra un attimo e gli porge un documento con una veloce spiegazione, saluta e se ne va. Io mi rigiro verso il mio cliente, è impallidito, ha il viso rigido. Scusa, mi dice. È che quel ragazzo è un nostro dipendente e io non so chi è, questa cosa mi mette molto a disagio. Aveva ragione e non l’ho mai dimenticato.
Quando non vediamo la persona vediamo gruppi o masse, a volte non se ne può fare a meno, ma qualcosa succede. Perdiamo il reale ed entriamo nella categoria o nel preconcetto, perdiamo il concreto e l’unico. E non è una buona cosa, soprattutto per chi dirige. Infatti i leader più grandi investono molte energie per restare in contatto coi singoli, il più possibile e a tutti i livelli. Non è romanticismo, è radicamento e insieme passione inesauribile per il ciascuno.
La foto è di venerdì scorso. Persino tra la folla in piazza Duomo a Milano si riesce a identificare qualcuno.
0 commenti