Il concerto più grande del mondo si farà tra tre settimane a poche decine di metri da casa mia, i lavori fervono, lo vedete, già da un po’. Il sindaco ha inviato una lettera alla popolazione residente con consigli e istruzioni, non era successo nemmeno per il terremoto. Concittadini fate la spesa e buttate il rusco (le immondizie modenesi) non più tardi dell’alba chiara del mercoledì precedente la fatidica data, che dopo ci saran dei problemi. In città polemiche e schieramenti sono accesi da un pezzo, da ben prima della missiva, perché si fa, cosa gli è venuto in mente da una parte, fantastico bellissimo prestigioso dall’altra. In ogni caso, è prevista la paralisi, l’apocalissi, il povero parco Ferrari come uscirà dall’armageddon, come ne usciremo noi. Aiuto!
Agli amici che mi chiedono che farò, in genere rispondo che proverò a vivere, o sopravvivere, senza perdermi d’animo mai, anche se ancora non so come. Qualcuno vorrebbe che affittasi la mia casa, il posto auto, che vendessi birre sottobanco dalla terrazza o piadine dal garage, ma figurati, dico io, voi abili a tenere sempre un piede qua e uno là avrete un avvenire certo in questo mondo qua, però la dignità, dove l’avete persa, non voglio mica perdere la mia.
Una volta fatti i conti con il coinvolgimento ed i dilemmi personali, è entrato in campo il mio lato, anzi la mia deformazione professionale. Ho cominciato a immaginare come dev’essere, organizzare il concerto più grande del mondo, a Modena, Modena park. Mi risulta che Vasco non ami la vita spericolata quando canta, pare che sia piuttosto puntiglioso, non vuole sprecare tutte le occasioni, di certo non vuole sprecare questa. Deve funzionare tutto, eh, non può mica dire ch’è colpa di Alfredo.
Così mi sono messa a pensare alla prima volta che ho studiato il project management, che mi arrivò come una specie di illuminazione. E quella volta che ho trovato un errore in un gantt di un grande committente edile, e tutti gli ingegneri e i capi cantiere non se n’erano accorti, il mio cliente ha fatto un figurone. O quell’altra che gli analisti e programmatori avevano previsto di fare le notti e lavorare tutti i sabati e le domeniche per centrare la dead line, invece abbiamo studiato bene il project network, ma bene bene, e sono arrivati con una settimana d’anticipo senza soffrire. O anche quando i mobili dovevano essere spediti via nave, lo staff commerciale e di progettazione dell’arredamento (di una grande torre a Shanghai) ha scoperto che non ci si riusciva, panico generale, poi si sono messi all’opera e hanno minimizzato il danno. Almeno, sennò dove li affogavano i dolori. O quella volta che ero responsabile io di un progetto, subentrata da poco al capo precedente, e ho scoperto … uno scoperto finanziario da mandare all’aria tutta la baracca (e non fatemi dire altro, che se non mi è venuto il fegato spappolato quella volta lì non mi viene più). Insomma, se non vi stupite troppo che davanti alla struttura del mega palco a me vengono in mente questioni di organizzazione, l’ho detto che c’ho la deformazione professionale, allora vi è chiaro che qui si fa la storia o non si fa, si deciderà tutto qui, il 1 luglio alle ore 21:00.
Oggi sulla Gazzetta c’è l’intervista a Diego Spagnoli, il direttore di palco. È la persona che sta cercando di trovare un senso a questa situazione, al coacervo di attività, incastri e imprevisti da risolvere. “Ho il compito di far sì che tutte le cose vadano come devono. Vasco e la band devono andare in scena con la mente libera da ogni problema tecnico,” dice. Chapeau. Non è facile quando passa la necessità di andare, quando è ora di partire e non puoi più rimandare. Ha dichiarato che sono messi bene, che lavorano affiatati, una bella famiglia di professionisti. E io che mi credevo, una generazione di sconvolti? Vamolà.
Leggo la Gazza e un pensiero mi passa per la testa, forse davvero non è stato poi tutto sbagliato, forse era giusto così. Sarà un evento incredibile, il più grande concerto del mondo, ci farà fare bella figura. La bambina che passa in bici nella mia strada ha un caschetto fucsia lucido, avrà sei o sette anni. Canta nel sole del mezzogiorno, Io e te, come nelle favole. Forza Vasco, ti aspettiamo.
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