Ogni individuo è diverso, perciò ciascuno è motivato da bisogni differenti. Ciò che per uno è motivo di impegno, all’altro non interessa, o non tanto. E fin qui … lo sappiamo. Però non siamo sempre attenti ad applicare nel concreto questo concetto. Tant’è che m’è ricapitato anche l’altro giorno.
Un Responsabile di un reparto mi raccontava di un suo collaboratore, con toni di rimprovero mi diceva che questo, che chiameremo Valerio tanto per dargli un nome, vuole essere al centro dell’attenzione, vuole che si sottolinei il suo ruolo nei diversi progetti, vuole che l’azienda pubblichi un documento ufficiale con i suoi incarichi. Il Responsabile, che ribattezzo Enrico, disapprovava. Mi ha fatto altri esempi, il telefono, il computer, altre questioni che per Valerio sono molto importanti e che per Enrico sono stupidaggini, aspetti superficiali che non hanno niente a che fare con la sostanza del lavoro, con obiettivi e risultati, sono solo forma.
Alcune persone sono motivate dal bisogno di status, di stima e prestigio. Vogliono essere riconosciute pubblicamente, ci tengono ad avere risalto all’interno e all’esterno dell’organizzazione. Questa ‘molla’ non è né meglio né peggio delle altre, degli altri bisogni che attivano la motivazione delle persone. Semplicemente, la motivazione di Valerio è diversa da quella di Enrico il suo capo, che al riconoscimento pubblico non ci tiene affatto e ricerca invece autorealizzazione (tutto questo Maslow ce l’ha detto più di settanta anni fa).
Il punto non è dare giudizi moralistici, del tipo la sua motivazione è sbagliata. (Perché? Semplicemente perché non è uguale alla mia?). Il punto è semmai comprendere cosa motiva una persona e valutare se è possibile fornirglielo, tenendo conto di risorse disponibili, rapporti interni, politiche aziendali, eccetera.
Ho raccontato ad Enrico che, anni fa, la mia motivazione è stata sottoposta a un simile rigido e negativo giudizio. Io sono principalmente motivata dall’innovazione, la mia voglia di impegnarmi è al massimo quando faccio qualcosa di nuovo e, per me, interessante. Nell’organizzazione in cui lavoravo questo a un certo punto è stato giudicato negativamente, e alla fine me ne sono dovuta andare. Non è stata una esperienza piacevole, ma parecchio istruttiva.
Cerchiamo di capire quale motivazione, quale bisogno è presente nelle diverse persone, e cerchiamo di costruire condizioni motivanti ad hoc, ne avremo in cambio gente che lavora più volentieri. Nei limiti del possibile, cerchiamo di accomodare le diverse motivazioni all’interno del gruppo e dell’organizzazione, senza segare chi è diverso. O almeno cerchiamo di non demotivare. Sono incastri imperfetti, quelli tra un capo e un collaboratore, ma quando riescono possono produrre miracolosi equilibri.
E comunque, pensandoci bene tutte le relazioni sono in un certo senso incastri imperfetti, anche in una coppia, tra un genitore e un figlio, tra amici o tra colleghi, ….
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