Non avevo mai riflettuto sulla parola COLLEGA. Da dove viene, che significa letteralmente. Come di molti termini che utilizziamo tutti i giorni l’abitudine logora un po’ l’origine. Non avevo mai fatto mente locale fino a ieri, e no, non ho consultato il dizionario. Ieri ho scoperto che i nostri colleghi sono le persone a cui siamo legati, ecco come ci sono arrivata.
La roccia fa un paio di pance, Ila sale e supera il primo gradino, il secondo. Io da sotto le faccio sicura e la vedo, non è difficile capire a che punto è, cosa devo fare. A un certo punto si gira e mi dice qualcosa, la sento e le rispondo, non è difficile comunicare. Ma la falesia è alta una trentina di metri. Ila arriva a una sporgenza in alto e non la vedo più, sento che grida qualcosa ma non capisco le parole, è troppo lontana. La corda ci collega.
Quando lei si muove la corda scorre, poi si ferma, strattona. Io chiudo un attimo gli occhi e mi affido alle mani per capire cosa le serve, di cosa ha bisogno la mia compagna. Chi fa sicura deve dare quel tanto di corda che basta a chi scala, sufficiente per muoversi liberamente. Ma non troppa corda, per limitare la discesa se chi sale dovesse perdere la presa. Quando serve se ne recupera un po’, ma senza scosse che potrebbero far perdere l’equilibrio al compagno.
La corda si ferma e poi tira, percepisco che Ila è in un punto critico e le allungo qualche metro veloce. Probabilmente sta tenendo con una mano e un piede, le serve rinviare e presto. Finché non arriva in catena e dopo un altro paio di strattoni capisco che posso calarla. Parliamo attraverso la corda, cerco di usare tutta la sensibilità per aiutarla, in sicurezza. Come facevamo da bambini quando collegavamo due bicchieri di plastica con uno spago, ma qui è una cosa seria. Ed è bello, comunicare solo in base alla tensione di una lunga, robusta, elastica corda gialla. Quando si arrampica si è in due, chi sale deve potersi fidare, affidare al proprio compagno. Io scalo con persone diverse ma solo con lei che è la mia socia di sempre sono davvero tranquilla. È un legame che si crea, letteralmente.
E come metafora è potente, mi pare.
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