È capitato a tutti di essere stati presi in giro e di sentirsene offesi. Prima o poi, ci è successo.
Per via di un ‘difetto’ fisico, di una origine, di una mancanza. Prima o poi qualcuno ci ha preso in giro per il nostro essere, perché alti o bassi, magri o grassi, rossi o gialli. Perché siamo italiani, o di un altro paese, di una regione o di una città. Perché uomini o donne, giovani o vecchi, ignoranti o colti. Eccetera, eccetera, e ancora eccetera.
Particolarmente odiosa la presa in giro per l’orientamento sessuale, o per le nostre convinzioni e valori, che non erano mica criminali.
Quella presa in giro per chi la diceva ad alta voce poteva anche essere niente, uno scherzo, un commento innocuo. Ma a noi arrivava una sferzata. Che poi abbiamo messo via. O forse custodito nel rancore.
Allora, se è una esperienza comune, dovremmo ricordarcelo. E non prendere in giro, su qualcosa che a noi sembra ridicolo o brutto, qualcun altro. Dovremmo ricordarci quanto brucia e imparare a non farlo ad un’altra persona, per nessun motivo.

Questi modi di fare in un ambiente di lavoro, ma anche in una famiglia o in qualsiasi gruppo, sono un acido. E purtroppo diventano diffuse e sistematiche corrodono e diventano stigma.
Dicono molto, le prese in giro. Dicono molto di chi le fa. Basta.
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