I buoni maestri

2 Lug 2020

L’ANTEFATTO

Questa è la storia di una azienda innovativa. Paolo, il figlio del fondatore, lavorando come un matto l’ha fatta crescere grande e forte. Insieme a Paolo ci sono Roberto e Delia, cognato e sorella, e Ilenia, Ruggero e Davide, un piccolo gruppo di dipendenti motivati come e più dei familiari. Intorno a loro uno zoccolo duro di persone che nato e cresciuto all’interno conosce mercato, clienti e prodotti come le proprie tasche.

Quando incontro Paolo, noto il suo dinamismo e la sua brillante mente innovativa, vedo anche che accusa stanchezza, l’azienda così grande è pesante. Vorrebbe delegare di più, liberare energie per dare ancora slancio, ma anche il ristretto circolo di fedelissimi e il più ampio zoccolo duro sono stracarichi.

Comincia così un percorso di inserimento e formazione di nuove leve. Servono strumenti efficaci di selezione e soprattutto servono buoni maestri. Sappiamo bene infatti che sapere non è saper insegnare e che trasmettere la propria esperienza a chi muove i primi passi non è affatto semplice.

CHE È SUCCESSO A QUEL PUNTO

Ora vi presento Lamberto, uomo del sud, imponente, grande barba e grandi spalle, metaforicamente e di fatto. Fa parte dello zoccolo duro ed è stato il protagonista dello sviluppo dell’azienda nella sua area geografica. Lamberto è un punto di riferimento. È un tipo terra terra, dai modi asciutti e sbrigativi. È una miniera di conoscenze ma, secondo diversi riscontri, non è un buon maestro. Chi gli viene affiancato non si trova molto bene, capisce che Lamberto sa tanto, ma non è veramente disposto a trasferirlo. Lamberto invece dice che i giovani d’oggi non sono svegli, non sanno arrangiarsi e non si danno abbastanza da fare. Insieme a Lamberto, Piero e Angelo condividono il ruolo di maestro e la fama di… cattivo insegnante.

Con questo gruppo ho lavorato per un paio di mesi. Alla partenza Lamberto mi ha detto “Sono qui per rispetto di Paolo, perché me lo ha chiesto, altrimenti non sarei venuto, non ho tempo da perdere.”

Da lì abbiamo cominciato. Che significa insegnare, perché non apprendiamo tutti nello stesso modo, come tradurre una vasta conoscenza in schemi comprensibili a chi non sa niente o quasi, come costruire un laboratorio esperienziale, come creare la necessaria gradualità. E ancora, come dare un feedback utile a chi sta imparando. Questi sono alcuni dei punti principali su cui ho lavorato col gruppo per renderli concretamente applicabili nella loro realtà.

Alla sera del primo giorno Lamberto mi ha detto “Beh, non credevo. È stata una giornata illuminante, grazie davvero.”

In quel percorso tra le altre cose, studiammo un ottalogo, un decalogo in otto punti con i comandamenti dei buoni maestri. Tempo dopo lo citavano ancora e una volta Lamberto mi prese in castagna, “Non te lo ricordi” mi disse “che un buon maestro sa semplificare senza banalizzare?” In effetti avevo espresso un concetto in modo un po’ complicato, il richiamo ci stava.  

COM’È ANDATA A FINIRE

In capo a due anni, la loro rete di giovani leve è stata ampliata con successo. Lamberto, Piero e Angelo coordinano filiali importanti e possono delegare. Paolo è andato avanti nello sviluppo dell’azienda (e sono di nuovo tutti troppo carichi…). E soprattutto, l’organizzazione ora ha a disposizione un gruppetto di buoni maestri, pronto per accogliere nuove giovani leve.

Certo, non tutte le storie vere hanno un lieto fine, ma questa ce l’ha. Ed è proprio vera, a parte i nomi che sono di fantasia.