Le Principesse

6 Lug 2020

L’avvincente meta-storia delle Figlie del titolare

C’era una volta

Questa è una meta-storia, una storia riassunto di tutte le figlie del titolare che ho conosciuto. Ragazze entrate giovani nell’azienda del padre, spesso appena diplomate o laureate. Lui, il boss, in genere ha intenti protettivi, inserisce la figliola per garantirle una vita di lavoro agevole, orari compatibili con l’avere una famiglia. Se la tiene vicino, lei gli da una mano, nessuna aspettativa che diventi qualcosa o qualcuna.

Lei entra umilmente, l’ultima delle impiegate, nessun ruolo. Per anni fa la cenerentola, intanto conosce l’azienda in ogni piega e ogni angolo. Resta fuori dalle decisioni che contano, resta fuori dai reparti e dall’ufficio tecnico.

Cenerentola va al ballo

Poi qualcosa succede, c’è bisogno, il papà non ce la fa o qualcuno si licenzia, uno qualsiasi dei problemi della vita e della vita di lavoro apre uno spazio. Cenerentola va al ballo, vestita con gli scarti. Già, non c’è nessuna fata madrina che la riempie di scintillanti competenze, la ragazza ormai donna non ha un diadema di esperienze che l’adorna quando entra nel salone. Ma lei ha la sua determinazione, la sua intelligenza, le cose che sa, quelle che ha capito e il suo potenziale di crescita. Ben nascosto, nessuno l’ha mai visto, non il padre, non i colleghi. Molto spesso non se n’è accorta nemmeno lei, la principessa, del suo stesso potenziale. Ora che non è più una sguattera, non è più l’ultima, ha la responsabilità ma non ha il ruolo. Non sa, nemmeno lei, cos’è.

Si può stare anche in bilico. Si può stare anche a fianco o un passo dietro. Trascorrono gli anni, l’azienda va avanti. La principessa non è proprio il capo ma quasi, non è proprio la proprietaria ma quasi.

In questa storia non ci son sorellastre, se c’è un fratello avrà la precedenza, non importa quanto poco sia dotato. Se c’è un genero, un cognato, un socio di minoranza, un uomo qualsiasi insomma, avanti. Lei dovrà farselo alleato e combatterlo, dovrà farsi avanti come può districandosi tra dinamiche lavorative e famigliari. Anche se non se ne accorge, tutto ciò costituisce un formidabile addestramento.

La principessa diventa regina

E prima o poi, la principessa diventa regina. Molto spesso, quasi sempre. E non perché a questo punto è preparatissima, scafata, attenta e con un drive che fa paura, tutte cose che ha e che sarebbero la via normale per un uomo. Diventa regina perché il papà passa in secondo piano per età, malattia, i casi della vita.

Lei, l’ex ultima, deve affrontare la vecchiaia del padre o la morte, un capovolgimento lento o drammatico per cui la figura amata e combattuta esce di scena. Dopo anni di lotta si trova sola, sensi di colpa, senso di abbandono, strati e strati con cui fare i conti.

La regina ha la corona, ma la leadership non gliela regala nessuno, né i clienti, né i fornitori, tantomeno i dipendenti, anche se a questo punto ha raccolto intorno a sé un gruppetto di gente che ne ha capito il valore, o è diventata capace di formarselo.

La cenerentola che è in lei ogni tanto la porta ancora a far le cose di bassa manovalanza, ma ha imparato a tener duro, negoziare. Sa cos’è la vera autostima, capisce le persone, sa gestire le emozioni. Ha una visione, vuole portare l’azienda dove sa che potrò avere successo, o almeno vuole provarci. Ha incontrato altre donne, figlie e non, manager, imprenditrici, leader.

Qualche volta a questo punto i figli della regina entrano in azienda, c’è una nuova principessa. E la storia continua.

Grazie a Daniela, Cristina, Cinzia, Cinzia, Micaela, Roberta, Rossella, Lara, Serena, Luana, Vania, Elena, Franca, Paola, Claudia, Mariachiara, Sabrina, Nicoletta, Valentina, Antonella, Rita, Monica, Francesca, Eleonora, Eleonora, Teresa, e ancora molte altre. A differenza degli altri articoli, in questo i nomi sono veri. È stato bello accompagnarvi per un pezzo di strada.