Una nuova, diversa, fisicità

Feb 28, 2021 | Cambiamento | 2 commenti

Qualche giorno fa ho scattato questa foto, in una piazza della mia città. Ci ho messo un po’, per ragioni di composizione avrei voluto le due donne più vicine, e aspettavo che la conversazione le portasse l’una verso l’altra. Poi mi sono resa conto che non sarebbe successo, e ho scattato.

Stiamo modificando alla velocità della luce, in termini umani, gesti e modi che ci hanno accompagnato da millenni. Come la stretta di mano, segnale generale di buona disposizione verso chi non si conosce, (la destra per dimostrare che abbiamo deposto le armi, pare).

Fino a pochi mesi fa, entrare nel confine prossemico di un altro (andargli vicino) era un fatto di attenzione personale, se troppo dai fastidio, se troppo poco lo stai tenendo a distanza. Dipendeva da aspetti sociali e caratteriali. Ora la distanza è imposta.

Anche, camminiamo avvistando gli altri pedoni per tempo, preparandoci a modificare la traiettoria e schivarli di parecchi centimetri, o metri se c’è spazio. Oggi è un gesto di rispetto, in passato sarebbe stato maleducato.

Più di tutto, mancano i sorrisi. Universalmente infallibili per aprire o mantenere un canale di dialogo, hanno risolto un sacco di situazioni e fanno stare meglio chi li fa e chi li riceve, abbiamo sempre gli occhi, ma con la bocca coperta non è la stessa cosa.

Sebbene ne senta la mancanza, dei nostri gesti millenari di interazione socialmente regolata e perciò semplice, so che se servirà ne adotteremo dei nuovi, altrettanto efficaci. Sapremo trovare modi di esprimerci, stare insieme, trasmettere emozioni con la potenza di tutti i nostri mezzi, verbali e non verbali. Non so se vedremo svilupparsi una fisicità diversa, diversi segnali e modalità di comunicazione, forse qualche modifica, qualche compensazione per ciò che non possiamo più utilizzare. Magari più lentamente, le cose sarebbero cambiate lo stesso, tutto evolve. Ad esempio, la stretta di mano era già meno utilizzata che in passato, mi sembra, e gli abbracci di più, quando si poteva. Le cose evolvono e noi impariamo.

Quando ho viaggiato in Pamir, ad esempio, per i primi giorni non mi ricordavo che il saluto locale è portare la destra sul cuore e inclinare leggermente il busto in avanti. Io porgevo la mano e il mio interlocutore portava la sua al petto. Allora io cercavo di correggere e ritiravo la mano intanto che lui o lei mi porgeva la sua, tutte le volte un buffo balletto di due civiltà diverse, che cercano di salutarsi. Dopo la prima settimana avevo imparato e non succedeva più, non mi sentivo più un ufo fuori posto.

Gesti ed espressioni sono appresi, imparerò, impareremo. Ci vorrà un po’.

2 Commenti

  1. ANNA MARIA Cavallo

    Quanto sono vere le tue parole Simonetta ! All’inizio quando portavamo la mascherina non riuscivo a capacitarmi, mi mancava la mimica facciale delle persone anche se gli occhi potevano a volte parlare . Poi pian piano l’abitudine diventa riflesso condizionato , non guardo più le persone in viso, osservo il modo in cui si muovono, le loro mani , il timbro della voce. Ho imparato che gli altri sensi possono svelare molto .Mi ha fatto pensare all’approccio di altre culture , ma non solo , anche ha chi, per esempio è sprovvisto della vista.
    Mi manca molto il contatto fisico e penso che questo sia insostituibile , ma anche questo sarà diverso dopo la pandemia.

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    • Simonetta

      Grazie Anna, un abbraccio, virtuale ma con affetto!

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